- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

domenica 19 marzo 2017

LEONARDO/FINMECCANICA: MA QUALE E’ LA STRATEGIA INDUSTRIALE? LE IDEE DI MORETTI NON CI DANNO UN FUTURO, MEGLIO CAMBIARE.

La trasformazione di Finmeccanica in “one company” raggruppando sotto di sé tutte le controllate, non ha portato all’individuazione  di progetti su cui investire nei prossimi anni, ma semplicemente alla svendita di produzioni strategiche per l’Italia (vedi Ansaldo Breda e Ansaldo Sts), o  al ridimensionamento  e/o eliminazione di sedi come accade alla Alenia di Tessera  o alla Electron Italia. La prima si è vista cedere quote alla russa Scac-Sukhoi  con relativo abbandono del progetto dell’ aereo passeggeri commerciale Superjet SSJ 100, la seconda viene dismessa sbrigativamente dall’AD dicendo che non è core business e la restituiamo al mercato. A tre anni dalla nomina dell’ ing. Mauro Moretti come Amministratore Delegato di Leonardo/Finmeccanica  non è ancora chiaro il piano industriale che dovrebbe rilanciare l’azienda. Si sta infatti consolidando l’idea che più che assumere il compito di AD, Moretti stia svolgendo il ruolo di curatore fallimentare.

Alle centinaia di lavoratori e lavoratrici che vedono a rischio il proprio posto di lavoro bisogna aggiungere la sofferenza di tutti quelli a cui sono state ridotte le competenze (vedi Alenia in Campania e Puglia) e dei lavoratori dell’indotto spesso considerati di serie B e per questo poco difesi. E’ evidente, a questo punto, che il piano messo in atto dall’attuale AD sia finalizzato al solo recupero economico ottenuto attraverso cessioni di attività e riduzione dei costi nelle gare di appalto con conseguente taglio dei salari. Nei primi nove mesi del 2016 i ricavi consolidati sono diminuiti del 10,7% mentre l’utile netto è aumentato da 122 a 352 milioni da attribuire però in larga parte alla riduzione degli “oneri finanziari netti” per 180 milioni. Inoltre, l’andamento continua a risentire delle difficoltà nel settore elicotteri per le commesse sfumate (es. acquisto di AH-04 Apache da parte del ministero della difesa britannico direttamente alla Boeing o la scelta degli S-70i Black Hawk della statunitense Sikorsky  in Polonia), e nel settore aerei civili (C295W di Airbus  invece che gli Spartan C27J in Canada) mentre nei  calcoli effettuati nel settore aeronautico, ordini per 9.790 milioni in calo rispetto al 2015 (1.290), si è erroneamente  contabilizzato l’intero valore della fornitura al Kuwait di 28 EFA sebbene la quota di pertinenza di Finmeccanica sia pari al 60%.  

La Divisione Elicotteri (ex Agusta Westland): le contrazioni delle vendite dovrebbero proseguire anche nel 2017 (a settembre 2016 i ricavi sono stati 2.565 mln di euro contro i 3.212 del 2015). Anche il finanziamento del  nuovo elicottero da esplorazione e scorta (NEES) dell’Esercito italiano, aggiornamento dell’elicottero  AH-129 Mangusta, non produrrà carichi di lavoro consistenti ed effettivi (487,06 milioni di euro da suddividere negli esercizi finanziari dal 2016 al 2025 ma i tempi di attuazione sono da definire). Si prospettano incrementi nel segmento civile (80% della produzione) e un calo in quello militare.

Per le sedi campane di Pomigliano e Nola mancano investimenti e nuove  commesse. Il lavoro si sta riducendo e sono a rischio i lavoratori dell'indotto di aziende come Dema e Sipal. Tenendo conto che i dipendenti sono ingegneri e tecnici, ciò vuole dire che la progettazione è esigua;

Sedi di Alenia/Aermacchi  di Venegono S. (VA), Cameri (NO), Caselle e corso Marche Torino: anche qui  non esistono prospettive chiare per i prossimi anni. A Venegono Superiore Alenia/Aermacchi  si progetta e produce addestratori.  Attualmente si stanno ultimando le consegne delle commesse italiana e polacca dell’M-346 mentre la prima consegna dell’M-345 è prevista per il 2019 (addestratore derivato dal Siai Marchetti  S211 poi M311, la progettazione è in ritardo rispetto al programma prefissato, l'Italia ne ha acquistati 5 visto che il maggiore azionista di Leonardo è il ministero economico e finanza).  Inoltre vi è stata la cancellazione del MoU per la fornitura di 66 M-346 a Taiwan e il ritiro del partner Raytheon dal consorzio per la partecipazione di Leonardo  alla gara americana per il nuovo aereo addestratore T-X. Sebbene Alenia/Aermacchi abbia deciso comunque di partecipare alla gara di fine 2017 con la sua controllata americana DRS, è più probabile una vittoria di uno dei  due contendenti  Lockheed Martin con il T50 coreano e la Boeing  con la Saab svedese.  Dunque la situazione è critica;

Nella sede di Caselle la perdita del  contratto con il Canada ha messo  in crisi il carico produttivo in quanto la commessa dei 28 EFA al Kuwait (Stato sicuramente non pacifico) darebbe lavoro, se fosse a pieno ritmo, solo per circa 1-2 anni.  Ad oggi il lavoro è garantito per i primi 6 mesi dell'anno mentre il secondo semestre è scarico ed è in attesa della produzione per il Kuwait.

Anche a Torino C.so Marche per il 2017 si prevede una riduzione dei carichi di lavoro. Per quanto riguarda Cameri continua la produzione e assemblaggio delle strutture dell'F35 per i primi 90 acquistati dall'Italia e delle ali per alcune nazioni partecipanti al progetto. Considerando che tutta la fase di progettazione rimane in mano alla Lockheed Martin, è da ricordare che a tuttora non vi sono stati i trasferimenti tecnologici previsti e latita il trasferimento di lavoro. Per di più Cameri doveva essere l’unico luogo di MRO&U (manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento) al di fuori degli Stati Uniti, ma il 7 novembre scorso il Pentagono ha deciso che l’assegnazione  di lavoro extra strutture e motore (affidato alla Turchia), cioè le componenti più nobili del progetto, andranno alla Gran Bretagna, Olanda e Australia. Vengono così smentite le dichiarazioni di Roberto Cota, ex presidente della regione Piemonte, secondo cui l’F-35 avrebbe creato 10.000 posti di lavoro visto che al momento vi sono in forza  circa 700 lavoratori, di cui una parte provenienti da Caselle. Calcolando che per i 90 velivoli acquistati dall'Italia si spenderanno dai 13-15 miliardi di euro e la costruzione degli immobili è costata poco meno di 1 miliardo di euro, qual è l’affare? Considerando che gli addestratori M346 e M345 sono velivoli recenti e che i caccia  Eurofhigter e i relativamente nuovi F35 sono già in produzione avanzata, e che l'ingegneria industriale divisione velivoli occupa circa 1500 dipendenti, è legittimo chiedersi quando potrà esserci lo sviluppo di un nuovo progetto?

Quale futuro per Leonardo/Finmeccanica se nei fatti non esiste una seria politica industriale?

Servirebbero  un governo (lo Stato è il maggiore azionista di Leonardo Finmeccanica) e una direzione aziendale in grado di stabilire le priorità e le alleanze internazionali.  La decisione che Leonardo debba essere una  società dedicata ai soli settori della difesa-sicurezza  abbandonando quelli pur strategici prettamente civili, si è rivelato un errore.  Leonardo è padrona di tecnologie avanzate e duali dunque può essere impiegata in più settori riconvertendo e diversificando la produzione. Le somme ricavate dalle vendite delle società come Ansaldo non dovrebbero servire esclusivamente per ripianare i debiti, ma essere in parte utilizzate in investimenti, rinnovo di impianti e macchinari e nella ricerca e sviluppo di progetti socialmente utili. Altrimenti vi sarà, come è sempre stato, un continuo ridimensionamento occupazionale e prima o poi potrà toccare anche a noi.

E’ compito del sindacato chiedere con forza un cambio nella politica industriale. In questi mesi si sono visti   lavoratori in lotta per difendere il  proprio posto di lavoro. Sarebbe un grave errore pensare che la crisi che attraversa le sedi di Tessera o della Electron come pure quelli delle aziende dell'indotto, non sia anche un nostro problema. Queste sono realtà che ci appartengono perché ovunque la direzione aziendale può ritenere necessario tagliare. Quando una sede viene minacciata tutte le altre la devono difendere. Visti i risultati, ci domandiamo se sia utile confermare Moretti o se non sia arrivato il momento di ammettere di non aver fatto la miglior scelta e tornare sui propri passi.    

Marzo 2017