- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

lunedì 19 giugno 2017

Vertenza pensioni, una scure da 23 miliardi potrebbe abbattersi sul prossimo governo

Se la Consulta dichiarerà l'illegittimità del decreto Poletti del 2015 l'Inps si troverà a dover rimettere nelle tasche di oltre 5 milioni di pensionati una cifra vicina ai 23 miliardi di euro e ad adeguare gli assegni pensionistici futuri. L'intervento di Giuseppe Pellacani, avvocato e docente universitario di Diritto del lavoro-
Nel 2011 la legge Fornero (l. n. 214 del 2011) dispone il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo INPS (1443 € lordi nel 2015) per gli anni 2012 e 2013. Nell’aprile 2015 con una decisione che solleva un vespaio di reazioni (la n. 70 del 2015, cosiddetta “sentenza Sciarra”) la Consulta dichiara l’illegittimità del blocco che, secondo i giudici, comportando una perdita definitiva del potere d’acquisto dei pensionati, sacrificherebbe in modo irragionevole il diritto costituzionale ad una prestazione adeguata, per di più nel nome di generiche esigenze finanziarie.
Una sentenza inequivocabile. Giusta o sbagliata, opportuna o inopportuna che sia, la sentenza Sciarra è chiara: l’INPS deve rimettere nelle tasche dei pensionati la rivalutazione monetaria maturata fino a quel momento e adeguare gli assegni pensionistici futuri, con un esborso stimato di circa 17,5 miliardi di Euro nel 2015 e 4,4 nel 2016 e per ogni anno successivo. Per evitare un’impennata dell’indebitamento e una voragine nei conti pubblici l’esecutivo corre quindi prontamente ai ripari e, invece di adottare gli opportuni atti di indirizzo, confeziona in fretta a furia un decreto legge, con cui finge di “dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015” ma in realtà ne aggira il dispositivo, spostando il problema avanti di qualche anno. Il “decreto Poletti” (n. 65/2015, poi convertito in legge n. 109/2015) restituisce infatti ai pensionati solo una minima parte degli arretrati per il 2012-2015 e non a tutti: poco più di 2 miliardi di Euro, rispetto ai 17,5 dovuti. Si comprende dunque perché numerose ordinanze di tribunali del lavoro e corti dei conti abbiano ritenuto fondata e non irrilevante la questione di legittimità costituzionale, chiamando di nuovo in causa la Consulta
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