- il 17 maggio 2013 è nata ADL Varese - Democrazia, Trasparenza, Autonomia e Coerenza non devono essere solo delle parole vuote - ADL Varese non vuole essere ne più grande ne più bella ne più forte, ma semplicemente coerente -

- nel 1992 nascono FLMUniti Varese e CUB Varese, contemporaneamente nascono FLMUniti Nazionale e CUB Confederazione Nazionale -

- nel 2010 tutte le strutture di categoria della CUB Varese insieme a SDL Varese e RDB Varese si fondono e danno vita a USB Varese -

- nel 2013 USB Varese delibera a congresso l'uscita da USB e la nascita di ADL Varese mantenendo unite le precedenti strutture ex SDL Varese ex RDB Varese ex CUB Varese - -

giovedì 31 maggio 2018

Dopo diversi anni gli operai della logistica di CFL/CAL tornano a protestare

Dopo diversi anni gli operai della logistica di CFL/CAL tornano a protestare
GLI ADDETTI ALLA MOVIMENTAZIONE CHIEDONO SOLO IL LIVELLO COME DA CCNL
Sono anni che si sentono rispondere “non è il momento buono”… ora basta

I lavoratori dipendenti della ditta CFL spa, addetti alla movimentazione e alla logistica, che operano per conto di CAL, in sub appalto per conto di FATA all’interno della sede di Cascina Costa di Leonardo Divisione Elicotteri, non ritengono sufficienti le motivazioni esposte dalla direzione CFL/CAL che, a fronte della richiesta di un aumento retributivo dopo ben 4 anni dall’ultimo, fa nuovamente slittare la trattativa fino a fine anno, senza nemmeno dare la conferma del riconoscimento richiesto dai lavoratori ma riproponendo un esiguo aumento retributivo a fronte di un miglioramento produttivo.

Da ottobre non si sono visti passi in avanti rispetto alla richiesta dei lavoratori, dopo 3 incontri e almeno 5 assemblee, siamo ancora alla situazione iniziale, aumento della produttività, riduzione delle assenze, e miglioramento della qualità, per avere un riconoscimento economico che si aggirerebbe attorno ai 16.00 €  lordi al mese. La direzione aziendale riconosce l’alta professionalità degli operatori ma dice di non poter riconoscere nessun aumento fino al rinnovo dell’appalto che avverrà verso fine anno.

Ci teniamo a ricordare che l’attività svolta dagli operatori all’interno della divisione elicotteri, contribuisce in modo significativo al risultato complessivo del fatturato aziendale della divisione elicotteri che, negli ultimi anni, ha fatto riconoscere ai dipendenti di Leonardo Elicotteri un premio (PDR) di circa 6 mila euro ogni anno, mentre gli operai della logistica non hanno alcun PDR se non un riconoscimento di 67 € al mese, che non è altro che una parte della RAL della precedente azienda.

Nel merito della trattativa, la direzione CFL sarebbe disposta a riconoscere il livello, riducendo il premio di risultato (i 67 euro di cui sopra) ma solo con un aumento della produttività, legando il tutto con un miglioramento dei flussi, che a Tessera ha avuto un buon ritorno di produttività (con la conseguente riduzione del personale coinvolto).

Tale proposta è stata rigettata dai lavoratori: è inaccettabile avere il livello con la riduzione del premio, meno che meno con queste premesse. Ora chiedono solo il livello come previsto dal contratto nazionale in base alle loro mansioni.

I lavoratori dichiarano, all’unanimità, l’immediato stato di agitazione, il blocco dello straordinario e uno sciopero di 8 ore con presidio e volantinaggio per il 1 giugno 2018.


Cascina Costa 24 maggio 2018

mercoledì 30 maggio 2018

CFL/CAL - MOVIMENTAZIONE E LOGISTICA L.D.E. (ex AGUSTAWESTLAND)- SCIOPERO INTERA GIORNATA CON PRESIDIO AI CANCELLI DI C. COSTA

CFL/CAL - MOVIMENTAZIONE E LOGISTICA L.D.E.
GLI OPERAI CHIEDONO IL LIVELLO
Dal 2014 non hanno alcun aumento oltre al CCNL

La direzione aziendale della CFL, che ha in sub-sub-appalto la gestione della logistica e della movimentazione all’interno della ditta Leonardo Elicotteri di C. Costa,  riconosce l’alta professionalità degli operatori ma dice di non poter riconoscere nessun aumento fino al rinnovo dell’appalto che avverrà verso fine anno. Nel merito della trattativa, che si trascina da ottobre, la direzione CFL vorrebbe riconoscere il livello ma riducendo il premio di risultato legandolo ad un aumento della produttività, proposta rigettata dai lavoratori, o il livello o un aumento del premio, ma è inaccettabile avere il livello con la riduzione del premio. Vista la inamovibilità dell’azienda rispetto alle richieste dei lavoratori, L’assemblea dei lavoratori rigetta la proposta aziendale e chiede solo il livello per tutti, 

Dichiara il blocco del lavoro straordinario e 

SCIOPERO
INTERA GIORNATA
CON PRESIDIO AI CANCELLI DI C. COSTA
PER IL GIORNO
VENERDI’ 1 GIUGNO 2018

-- PER TUTTI I DIPENDENTI CFL --


C. Costa, 24 Maggio 2018

martedì 29 maggio 2018

I lavoratori CFL/CAL, movimentazione e logistica, dichiarano l’immediato stato di agitazione, il blocco dello straordinario e uno sciopero di 8 ore previsto per il giorno di venerdì 1 giugno 2018

Comunicato  sindacale
I lavoratori dipendenti della ditta CFL spa, addetti alla movimentazione e alla logistica, che operano in sub appalto per conto di FATA all’interno della sede di Cascina Costa di Leonardo Divisione Elicotteri, non ritengono sufficienti le motivazioni esposte dalla direzione CFL/CAL che, a fronte della richiesta di un aumento retributivo dopo ben 4 anni dall’ultimo, fa nuovamente slittare la trattativa fino a fine anno, senza nemmeno dare la conferma del riconoscimento richiesto dai lavoratori ma riproponendo un esiguo aumento retributivo a fronte di un miglioramento produttivo.
Da ottobre ad oggi non si sono visti passi in avanti rispetto alla richiesta dei lavoratori, dopo tre incontri e almeno 5 assemblee, siamo ancora alla situazione iniziale, aumento della produttività, riduzione delle assenze, e miglioramento della qualità, per avere in cambio un riconoscimento economico che si aggirerebbe attorno ai 16.00 €  lordi al mese.
I lavoratori non ritengono sufficiente quanto offerto da CFL e dichiarano l’immediato stato di agitazione, il blocco dello straordinario e uno sciopero di 8 ore previsto per il giorno di venerdì 1 giugno 2018.


I lavoratori della CFL
Riuniti in assemblea il 24 maggio 2018


Cacina Costa 25 maggio 2018

lunedì 28 maggio 2018

ANGERA Una domenica per l’ospedale e il punto nascita

Continua l'impegno del Comitato e dell'Associazione Amor per chiedere alla politica di dare un futuro all'Ondoli e al suo punto nascite

«Ancora una volta siamo qui a protestare contro il disinteresse della classe politica regionale e nazionale verso l’ospedale di Angera». Nella mattinata di domenica i rappresentanti del comitato spontaneo permanente per l’Ondoli, insieme al sindaco della cittadina Alessandro Molgora, al vice sindaco Marco Brovelli, ad alcuni sostenitori, adAndrea Bagaglio di Mercallo Possibile e all’ex consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Paola Macchi hanno volantinato sul lungolago per sensibilizzare i cittadini sulla situazione critica che la struttura sta attraversando.

«La Regione – spiegano – aveva promesso nuova linfa vitale per l’Ondoli. Si parlava di un milione di euro. Ma dove sono finiti? Quei soldi non sono mai arrivati. In compenso alcuni medici se ne sono andati a lavorare altrove oppure sono andati e andranno in pensione senza poter essere sostituiti. È troppo facile risparmiare sui sacrifici del personale costretto a turni massacranti al posto che fare un lungimirante piano di assunzioni»

Sanità pubblica, comitati in piazza

venerdì 25 maggio 2018

La sanità lombarda viene ostentata come l’eccellenza rispetto alle altre regioni italiane. Non è oro tutto quello che luccica!

La sanità lombarda viene ostentata come l’eccellenza rispetto alle altre regioni italiane. Non è oro tutto quello che luccica!

Vent’anni dopo la formazione delle Aziende sanitarie e l’inclusione nel S.S.N. del privato accreditato e convenzionato ci ritroviamo:

1) Con lunghe liste d’attesa per indagini diagnostiche e visite specialistiche che spesso spostano nel tempo interventi i necessari ed importanti.
2) Con la medicina di base allo sbando.
3) La rinuncia alle cure in tempo utile per pazienti non in grado di pagare esosi ticket che si riversano nei pronto soccorsi affollatissimi, che diventano gli imbuti obbligatori del sistema sanitario.
4) Con lo svuotamento di servizi ed attività di tutti i piccoli ospedali attuato - di fatto – dalle Aziende Ospedaliere tagliando le risorse a vantaggio dei presidi centrali causandone l’ingolfamento .
5) Con enormi risorse investite in edilizia sanitaria – anche quando non strettamente necessarie – abbandonando importanti patrimoni edilizi esistenti.
6) Con un sistema universitario in eterno contrasto con gli ospedali, che non ha investito nelle specialità utili e necessarie ai bisogni della popolazione, ma ha privilegiato specialità di spicco e che danno un ritorno di immagine solo ai vari dirigenti. L’Università quindi non si è presa in carico i piccoli ospedali condannandoli a un continuo ridimensionamento e dequalificazione.

A tutto ciò si aggiungono le politiche nazionali e regionali volte alla riduzione della spesa sanitaria complessiva. La riforma Maroni che partiva dall’idea giusta di distribuire l’offerta sanitaria nei territori, finora non ha prodotto nulla se non ridisegnare le geografie delle aziende ospedaliere e sanitarie con gravi oneri per le stesse. Dal 1998 l’incidenza del privato convenzionato sul totale delle spese sanitarie ha superato il 35%. Dal 1998 è paurosamente aumentata l’incidenza dell’esternalizzazione di attività e servizi che prima erano a gestione diretta.

Questi problemi saranno aggravati dall’ulteriore calo di risorse a disposizione delle strutture pubbliche provocato dalla riforma della “Presa in Carico” dei malati cronici, che, man mano andrà a regime, trasferirà gran parte delle risorse generate dalle prestazioni ambulatoriali verso le strutture private.
I Responsabili di Dipartimento e di Unità Operativa delle Aziende Socio-Sanitarie del nostro territorio hanno recentemente rivolto un appello alla politica regionale e nazionale per lanciare un grido di allarme riguardante la crescente difficoltà che le Aziende stanno incontrando nel reclutamento di nuovi medici e per denunciano la particolare criticità del servizio di Pronto Soccorso e dei reparti di Pediatria.

In questo contesto ci risulta paradossale la nascita in ogni ospedale di Comitati a difesa e di salvaguardia del servizio sanitario pubblico. Se gli operatori e i comitati si attivano per denunciare i problemi che ciascun cittadino che accede alle strutture vive quotidianamente allora la tanto decantata eccellenza non risponde alla realtà dei fatti! Le istituzioni regionali e nazionali devono intervenire per rispondere a tali denunce.

Comitato per il diritto alla Salute del Varesotto

Comitato Day I comitati di cittadini, nati spontaneamente nella provincia di Varese a difesa degli ospedali e del diritto alla salute, scendono in piazza insieme sabato 26 maggio dalle 15.00 alle 18.00.

Comitato Day sabato 26 maggio 2018

I comitati di cittadini, nati spontaneamente nella provincia di Varese a difesa degli ospedali e del diritto alla salute, scendono in piazza insieme sabato 26 maggio dalle 15.00 alle 18.00.


  • Insieme per un cambiamento di gestione degli ospedali.
  • Insieme per chiedere quale futuro si prevede per gli ospedali esistenti periferici.
  • Insieme per una sanità basata sul merito e non sull’appartenenza e favoritismi.
  • Insieme per riportare la sanità ai livelli di eccellenza sempre
  • più pubblica e meno privata, secondo i dettati dell’articolo 32 della costituzione Italiana.


Il comitato “Noi Per L’Ospedale” di Varese, in piazza Carducci, dice basta allo spreco di fondi pubblici per costituire Strutture Semplici Dipartimentali senza che diano servizi migliori per i cittadini. Basta allo smantellamento della chirurgia Universitaria.Basta allo sfruttamento del personale,messo sempre in condizione di sovraccarico privo di organizzazione e a rischio di errore.Basta ad una Direzione arrogante che non dialoga e che ha impoverito la sanità varesina.Basta alla disorganizzazione del pronto soccorso del Circolo.Basta a….altro ancora.

Il comitato di Angera, in piazza Garibaldi, dice basta alle promesse non mantenute formulate in occasione della riapertura del punto nascite e della pediatria, dopo la grande manifestazione che ha accompagnato la conferenza stampa del gennaio 2017 si deve deve scontrare con la triste realtà che avevamo espresso in quella circostanza. Basta con le promesse, basta con i giochini. La situazione dell’Ondoli è ormai drammatica è ora che i sindaci ei politici che governano la sanità Lombarda si siedano attorno ad un tavolo, ascoltino le proposte dei cittadini e mettano mano ai problemi del nosocomio angerese.

Il comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto, in piazza libertà a Gallarate, dice basta alla chiusura degli Ospedali di Busto e Gallarate per costruire un unico ospedale, che non risolve i problemi della sanità, ma comporta ulteriore consumo di suolo, pesanti opere viabilistiche di accesso, generazione di ulteriori aree dimesse nel tessuto urbano delle due città, pesanti oneri finanziari sul bilancio dell’ASST che ne appesantiranno la gestione. Diciamo basta a mega progetti ospedalieri che peggiorano l’accesso al servizio sanitario, pensati in assenza di una corretta pianificazione degli investimenti sulla sanità e senza coinvolgere i cittadini e le istituzioni locali sulla loro definizione. Basta alla carenza del personale, alla lunghezza delle liste d’attesa, al sovra affollamento dei pronto soccorsi.

Il comitato di Luino in piazza Garibaldi rivendica il ruolo di struttura dedicata alla gestione e stabilizzazione delle emergenze che possono presentarsi nel territorio a nord di Varese. Volendo perseguire l’obiettivo attribuitogli, l’efficienza deve crescere in particolar modo sul fronte della traumatologia e chirurgia. La cardiologia deve essere potenziata al punto di consentire anche interventi urgenti. La difficile collocazione geografica impone anche il potenziamento dei mezzi di soccorso dell’ospedale ad oggi servito dai mezzi della struttura di Cittiglio; Luino non ha nemmeno una ambulanza è scandaloso. Vogliamo evidenziare che spesso il diniego alle richieste dei comitati è motivato dai costi del personale ospedaliero e strutture. Riteniamo necessario valutare i costi degli amministrativi ed eventualmente tagliare su quelli anziché sui reparti operativi.

I comitati nelle loro specifiche battaglie, lavorano ad una piattaforma comune che porti dignità e valenza a tutti i presidi, centrali e periferici. E’ ovvio che se nascono molti comitati civici, la tanto decantata eccellenza della sanità Lombarda non risponde alla realtà dei fatti. In questo senso abbiamo costruito un fronte comune. Va recuperato il rapporto tra le istituzioni locali, le ASST e ATS e non solo di facciata! La politica si faccia carico di superare i contrasti e le divisioni di questi anni tra L’Università dell’Insubria e le Aziende sanitarie pubbliche. L’Università deve riprendere in carico tutti i presidi esistenti.

Comitato Noi Per L’Ospedale Varese - Comitato Angera per L’Ondoli - Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto di Gallarate e Busto - Comitato di Luino
f.i.p. Gallarate. Maggio 2018

mercoledì 23 maggio 2018

A tutte le lavoratrici e i lavoratori della Sezione di Varese dell’U.M.C. di Milano

Ben presto la Motorizzazione di Varese diventerà come quegli orribili supermercati che stanno aperti 7 giorni su 7 per 24 ore.
            Ho aspettato un po' di tempo prima di scrivere ciò che leggerete. Ho aspettato perché ho sperato che la dirigenza del nostro Ufficio (quella che, comunemente, viene chiamata la nostra Amministrazione) avrebbe avuto un fremito, un battito, un sintomo di vita….dopo aver letto, sul quotidiano La Prealpina di Varese di mercoledì 28 marzo, l’articolo che s/parlava del nostro (?) Ufficio, del nostro (?) posto di lavoro e della gente che ci lavora, cioè tutti noi nessuno escluso. La nostra Amministrazione ha “risposto” con uno “stato di anestesia generale”: “Le néant” (come dicono i francesi) ; “Nothingness” (come dicono gli inglesi); “Nihil” (come dicevano i latini); “il nulla” (come si dice da Aosta a Siracusa).
            Come (spero) sapete, a pag. 26 del citato giornale, è comparso un articolo dal titolo: “TEMPI BIBLICI, AUTOSCUOLE IN RIVOLTA”. I “tempi biblici” si riferiscono agli esami per le patenti svolti dal nostro Ufficio, di “autoscuole in rivolta” non mi pare di averne viste né sentite. Che sia una rivolta silenziosa?! A me sembra sempre “tutto il solito tran tran”.
            Che la “Rivolta delle autoscuole” sia, forse, solamente una mera “rivolta mediatica”? In questi tempi piace tanto questa parola che è sulla bocca di tutti: “Mediatica”.
            Che poi significa: “Parliamo con il primo giornalista che capita e diciamo tutto ciò che vogliamo dire. Però, attenzione, senza fare nomi, citare fatti incontestabili, senza indicare circostanze ben precise, però cercando di “fare il botto” e senza (soprattutto) far sapere CHI è la persona che ha fatto certe affermazioni e A CHI sono riferite”. Somiglia un po' alla logica che sta dietro al “cyberbullismo”: Ti faccio male stando dietro a un computer, a un telefono cellulare o….. a un articolo di giornale. Eppure nel nostro Ufficio ci sono persone che hanno un nome e un cognome, così come all’interno delle autoscuole ci sono persone che hanno un nome e un cognome. Ma….sim sala bim!, magicamente, in quell’articolo, si parla di tutti e non si parla di nessuno, che equivale a parlare di nulla. Capisco perfettamente che assumersi delle responsabilità, “metterci la faccia” non sia cosa facile in entrambi gli “schieramenti”. In questo Paese non è uno sport molto praticato “l’assunzione di responsabilità”. Queste cose facciamole fare ai soliti “barricaderi”, quelli antipatici e rompiscatole per costituzione e partito preso.
            Ma avete letto bene quell’articolo? Io, dopo averlo letto una prima volta per strada, quando sono arrivato a casa, ho sfogliato il giornale per rileggerlo con più tranquillità. Anziché andare a pag.26, sbagliando, ho cominciato a leggere l’articolo che stava a pag. 23 con il titolo “C’E’ POCA CHIAREZZA, NON PARLATE DI FOGNE”. Credetemi, dal titolo, erroneamente, pensavo che fosse quello l’articolo che parlava del nostro Ufficio. Poi mi sono accorto del mio errore.
            Quello che parlava del nostro Ufficio è un articolo che si permette di offendere chi lavora, di ficcare il naso nella privacy delle persone che lavorano nel nostro Ufficio (...spesso si aggiungono motivazioni personali che spingono alcuni funzionari a non dare la  disponibilità allo svolgimento degli esami di guida, magari per ragioni legate all’orario oppure per evitare la pressione del dover dare una valutazione….).       Insomma, un Ufficio pieno di fannulloni timorosi che hanno paura nel dover valutare chi stanno esaminando.
            NON ESISTE uno straccio di Norma che impone di dover PER FORZA dare la propria disponibilità a svolgere l’attività di esaminatore oltre il normale orario di servizio.
            NON SI PUO’ ficcare il naso sulle LEGITTIME E CERTIFICATE motivazioni (TUTELATE DA UNA LEGGE) che consentono l’esonero dallo svolgimento di una attività (in questo caso, lo svolgimento di esami per la patente) e NESSUNO si può permettere (PER LEGGE) di ficcare il naso dentro MOTIVAZIONI PERSONALI, per il semplice fatto che SONO PERSONALI. Entender la pequena diferencia? Ci potrebbero essere persone con serissimi problemi personali o familiari e NESSUNO si può permettere di ficcare il proprio naso dentro questi problemi. Chiaro?
            Per seguire, un’altra perla di saggezza: “….Alla normale richiesta di sedute esame si aggiungono le richieste di sedute tecniche per lo svolgimento delle revisioni degli automezzi presso le officine autorizzate bla,bla,bla…..” Avrebbe detto Totò: “ma che cavolo ci azzeccano le revisioni se stiamo parlando di esami patente? Ma si, tutto fa brodo quando si vuole gettare fango addosso a chi lavora, se poi chi lavora è un dipendente pubblico (grazie a quel politico che coniò il termine fannulloni), va bene. Ben pochi si ricordano il desueto termine pubblico ufficiale perché...volemose ‘bbene è meglio, grazie alla troppa confidenza piuttosto che la dovuta distanza. Quel politico ci definiva “solamente” fannulloni, questo articolo ha aggiunto (implicitamente) anche il termine di timorosi.
            Fannulloni e cacasotto. E’ questo il nostro identikit che traspare da quell’articolo. E chi pensa diversamente (tra chi lavora in motorizzazione) è in assoluta cattiva fede. Il fatto è che, nel corso degli anni, hanno fatto di noi così tanta carne da macello che oggi, ci siamo anestetizzati e abbiamo perso quel pizzico di sano orgoglio di categoria.
            Avrei potuto scrivere un documento sindacale dove veniva proposta l’astensione dallo svolgimento delle attività di lavoro oltre il normale orario di servizio, questo stesso potrebbe esserlo, ma so che andrei a battere la faccia contro un muro. Quando abbiamo giurato fedeltà allo Stato non ricordo di aver detto che dovevo rinunciare alla mia dignità, ai miei e altrui diritti, alla solidarietà rispetto a chi lavora fianco a fianco con me, giorno dopo giorno (in condizioni sempre più degradate).
            Chi, tra voi, non vuole vedere che quell’articolo è uno schiaffo morale alla nostra immagine, alla nostra dignità di lavoratrici e lavoratori e di funzionari pubblici, è in assoluta cattiva fede così come chi ignora le reali motivazioni e intenzioni che stanno dietro a quell’articolo.
            La Direzione del nostro Ufficio, che non ha battuto ciglia rispetto a tutto ciò, è colpevole di non aver difeso e tutelato la gente che lavora in questo Ufficio e che, quotidianamente, fa i tripli salti mortali (nessuno escluso) per far andare avanti il lavoro in questo Ufficio che, fortunatamente, ancora non si chiama “esamificio”. Per assecondare le “richieste dei rivoltosi” ha deciso di danneggiare tutto il resto dell’utenza.
            Dopo dieci anni ci hanno proposto un contratto di lavoro fetido e ignobile; non si assume personale da 27 anni; la gente continua ad andare in pensione; ci danno un buono pasto che, come scrissi anni fa, è frutto di manovre losche; stiamo mesi e mesi con i servizi che non funzionano o la carta igienica che manca; lavoriamo dentro uffici lerci grazie a ridicoli contratti per le pulizie che prevedono solo “’na passata veloce” e lo svuotamento dei cestini; non facciamo più ispezioni; per avere il rimborso delle attività oltre le 36 ore a volte si è superato l’anno, ecc. ecc. ecc. E, in più, dobbiamo essere offesi da articoli di giornalisti che non sanno di cosa stanno parlando, imbeccati da persone private che pensano solamente ai loro interessi personali dimenticando che noi siamo dei dipendenti pubblici che devono svolgere un servizio che prevede NON SOLO esami per la patente.
            La soluzione a tutto ciò?
1) Chiediamo aiuto alla Polizia Stradale affinché ci invii del personale da adibire come esaminatori per
    superare questa “gravissima crisi patenti”?
2) Restiamo aperti anche il sabato e la domenica, 7 giorni su 7 per 24 ore come certi orribili supermercati?
3) Facciamo fare gli esami alle stesse autoscuole, così se la cantano e se la suonano da soli?
4) Proponiamo alle autoscuole di andare a fare la rivolta nel posto giusto: La sede del Ministero delle
    Infrastrutture e dei Trasporti (e dove di sicuro hanno già parecchi amici)? Per ricordare che da anni e
    anni, non si assume più nessuno lasciando alzare sempre di più l’età media dei dipendenti (nel nostro
    caso è di oltre 55 anni).
            Ma per favore, non diciamo amenità sui lavoratori e, soprattutto, non ficchiamo il naso su questioni lesive della privacy tutelate da una legge di questo Stato. Almeno questo.
            Invito il giornalista de “La Prealpina”  che ha scritto l’articolo ad affrontare il lungo viaggio da Busto Arsizio (la terra dei rivoltosi) sino a Varese, per rendersi (speriamo) conto che la Motorizzazione non fa solo esami patenti, ma molto, molto, molto di più con mezzi e risorse che fanno piangere in turco. Lo stupiremo con effetti speciali.
            Dopo il giro “turistico” in Motorizzazione gli garantisco un caffè, una pacca sulle spalle e un “volémose bbene”. E’ chiaro che, in quell’occasione, prenderò un permesso che poi recupererò.
            In considerazione del fatto che questo documento verrà trasmesso anche alla Direzione dell’Ufficio Motorizzazione Civile di Milano Sezione di Varese, la scrivente O.S. chiede formalmente che la stessa Direzione si esprima e prenda una posizione pubblica, trasparente, netta e chiara rispetto ad un articolo pubblicato su un quotidiano, su richiesta di imprecisate e non identificate Autoscuole. Articolo che ha decisamente travalicato il buon senso ed il dovuto rispetto per le lavoratrici e i lavoratori di questo Ufficio e, soprattutto, una corretta informazione alla popolazione.
            Chiede che la Direzione medesima assuma una posizione pubblica, trasparente, netta e chiara e che risponda (utilizzando il medesimo quotidiano) a quanto incautamente scritto sul nostro Ufficio e sulle lavoratrici e i lavoratori dell’Ufficio, a loro totale ed incondizionata difesa.
            A tutte le autoscuole che posso dire? Resistete, con le amicizie politiche giuste potreste fare così come è accaduto per le revisioni auto: una competenza che doveva restare in mano allo Stato è stata affidata alle officine meccaniche; le officine meccaniche che aggiustano le autovetture sono le medesime che poi devono accertare la loro idoneità tecnica alla circolazione attraverso la revisione. Farete da scuola e da esaminatori, così come si dice al mio paese “ve la potrete cantare e suonare da soli” così come fanno le officine autorizzate. Tutti soggetti che, sino a prova contraria, svolgono in modo impeccabile questo lavoro.
            E poi, tutti tranquilli, tanto non abbiamo neanche fondi, personale, mezzi e volontà politico-amministrativa che ci consentono di svolgere una funzione ispettiva per verificare che ciò che state facendo è fatto bene. Oggi, avete ottenuto più esami, grazie al disagio creato a tutti gli altri utenti: La chiusura dell’ufficio al pubblico per poter fare più esami. Una infelice scelta a danno di altre migliaia di persone, di utenti che pagano le tasse per avere anche servizi pubblici da parte di uffici sempre meno pubblici e sempre più disastrati per una chiara ed inequivocabile volontà politica: IL SERVIZIO PUBBLICO NON DEVE FUNZIONARE, IL SERVIZIO PUBBLICO DEVE SPARIRE. Un “volémose bbene...a tutte/i”.
                        Varese 21 maggio 2018     -   ADL / Cobas MCTC    

martedì 22 maggio 2018

ASST VALLE OLONA - RSU QUASI SPACCATA A META' LA CIGL SALVA ANCORA LA UIL

Una delle poche riunioni di cui la RSU disporrà nell'anno è stata persa per votare un regolamento così antidemocratico che ha pochi precedenti.
La delegazione trattante sarà composta da 13 delegati invece di 45 come prevede l'accordo quadro, ma dei 5 delegati UIL se ne può presentare anche solo uno che avrà il peso di cinque. Lo stesso vale per i 2 delegati Cgil che faranno parte della delegazione trattante. Forse su 18 RSU Uil e 8 Cgil hanno paura di non riuscire a trovarne rispettivamente 5 e 2?

Sono stati eletti solo due coordinatori che gestiranno la mail RSU, uno Uil e uno Cgil, e nessuno dell'ex A.O di Gallarate. Non sarebbe stato meglio che la comunicazione con l'Amministrazione si facesse tramite una mailing list o un googlegroups in modo che tutti i delegati avessero le
stesse informazioni nello stesso tempo?
Alle assemblee RSU potranno partecipare i segretari provinciali delle sigle firmatarie di contratto. Hanno bisogno di avere dei controllori? Non dovrebbero essere indipendenti dalle sigle?

Addirittura sono previste delle sanzioni per i delegati RSU.
C'è di buono che Adl questa volta non è stata l'unico sindacato contrario alle decisioni del sindacato di maggioranza, ma addirittura l'RSU si è spaccata quasi a metà. In una votazione 18 delegati hanno votato contro
e 23 a favore. In altre il risultato è stato quasi simile.

La cosa negativa è che la Cgil ha votato sempre con la Uil e in pratica gli ha permesso di mantenere la maggioranza che senza quei voti non avrebbe avuto.

Quasi alla fine dell'Assemblea Adl si è ritrovata di nuovo sola poiché sul documento generale hanno votato tutti a favore e solo i 4 delegati RSU/Adl hanno votato contro. 

Ma se gli hanno bocciato tutte le modifiche al regolamento perché hanno votato a favore?

lunedì 21 maggio 2018

puntata DI REPORT del 14-5-2018 FUORI CONTROLLO

BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
Tutto è cominciato a marzo del 2017, dopo che la maggior parte dei lavoratori non sentendosi più rappresentata dalla Cgil si è iscritta ai Cobas.
LAVORATORE
Un sindacato che va dai lavoratori e dice: “Senti, le cose stanno così, se ti sta bene, bene. Sennò aria.” E no, non mi sta bene, scusami tanto.
BERNARDO IOVENE
Così hanno detto?
LAVORATORE
Io vado ai Cobas, vado da loro e mi vado a informare. Ci siamo informati tramite Mimmo che ci ha spiegato – Mimmo Otera – ci ha spiegato realmente come stanno le cose. A me si è aperto un mondo. Perché a me la Cgil…
BERNARDO IOVENE
Tu eri iscritto alla Cgil prima?
LAVORATORE
Tutti, obbligatoriamente. Io quando ho firmato il contratto, firmo, firmo, firmo, ma a un certo punto c’è il foglio Cgil: “questa la devi firmà per forza”.
BERNARDO IOVENE
Ah sì?
LAVORATORE
Sto entrando al lavoro, ho due bambini, firmiamo la tessera Cgil. Te la mettevano sotto così: “firma sennò non vai a lavorare”.
BERNARDO IOVENE
Ma funziona veramente così?
LAVORATORE
Così funziona.
BERNARDO IOVENE
Insieme all’assunzione c’è la tessera Cgil?
LAVORATORE
Sì.
BERNARDO IOVENE
Tutti quanti?
LAVORATORE 4
Tutti così è. Quando è cambiata una cooperativa con un’altra, a me mi hanno obbligato a firmare perché sennò non prendevo la liquidazione della vecchia cooperativa.
BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
Quindi l’anno scorso si sono iscritti tutti ai Cobas. La Cgil aveva perso 190 tesserati, ma dopo i primi trasferimenti, i successivi licenziamenti ne ha recuperati 140.
BERNARDO IOVENE

Loro ci dicono che insieme al contratto, quado c’è il cambio appalto c’è anche la firma alla tessera della Cgil.

giovedì 17 maggio 2018

FERMIAMO IL PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI LAVORO ED IL TAGLIO DEI SALARI, L’AUMENTO DELLA PRECARIETÀ, I LICENZIAMENTI, L’ABBATTIMENTO DELLE TUTELE SU SALUTE E SICUREZZA DEI LAVORATORI.

FERMIAMO L’ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO
NO ALLE LE PRIVATIZAZIONI – SI AD UN SERVIZIO PUBBLICO DI QUALITÀ
Dopo il pesante deterioramento delle condizioni di lavoro che ha colpito in questi anni anche i
lavoratori dei Trasporti a causa di Ccnl e accordi al ribasso, firmati i questi anni da sindacati
confederali e autonomi reggicoda, per compiacere i padroni e consolidare la propria struttura di
potere, i falsi alfieri dei lavoratori, in accordo con aziende e istituzioni, stanno perseverando in un
attacco devastante del diritto di dissenso e di sciopero dei lavoratori.
Visto lo stallo parlamentare che ha solo rallentato l’iter delle proposte di legge autoritarie contro il
diritto di sciopero, proposte trasversalmente da pseudo sinistra e destra, la Commissione di Garanzia
sul diritto di sciopero, che ha garantito solo gli interessi del sistema, è stata incaricata dal Governo
uscente, di proseguire l’affondo liberticida, sostituendosi di fatto al Parlamento.
Con una delibera del 23 Aprile 2018, a seguito di un accordo tra Cgil, Cisl, Uil, Ugl e controparti
datoriali, la Commissione è intervenuta “modificando” la legge 146/90, una delle più restrittive del
mondo in materia di diritto di sciopero, inserendo drastiche restrizioni. In particolare per il Trasporto
Pubblico Locale (ma presto arriveranno per tutti) l’aumento da 10 a 20 giorni dell’intervallo minimo
tra uno sciopero e l’altro, anche tra sigle diverse e riferito all’intero bacino d’utenza. Il che,
aggiungendosi all’aumento dei periodi di franchigia, alle diverse norme sulla rarefazione e alle
precettazioni di Ministri e Prefetti, rende quasi impossibile esercitare il diritto di sciopero dei
lavoratori, tentando di renderli inermi di fronte ai prossimi attacchi, fatti di privatizzazioni e nuovi
Ccnl al ribasso.
18 maggio 2018 ore 14.00
PRESIDIO sotto il Parlamento
CAMERA DEI DEPUTATI
Palazzo Montecitorio Roma
Ci auspichiamo una giornata di lotta unitaria e partecipata, da estendere a tutti i lavoratori dei
trasporti e a tutte le OO.SS. che vogliono accettare la sfida di mettere in comune le forze per
rispondere a questo vergognoso attacco.

CUB Trasporti, COBAS Lavoro Privato, SI-Cobas, ADL Cobas,SGB

mercoledì 16 maggio 2018

TURBIGO Morti per amianto, la Cassazione riporta in appello il processo

La vicenda della Centrale elettrica di Turbigo. Dopo la rinuncia della Procura, le associazioni delle vittime hanno fatto ricorso in sede civile e ottenuto la riapertura

La Cassazione riapre -in sede civile – il processo per la morte per amianto di tre operai della centrale elettrica di Turbigo.
Il nodo tutto specifico del processo per la centrale di Turbigo è larinuncia della Procura di Milano di fare ricorso in Cassazione contro le assoluzioni. Per questo una parte delle associazioni coinvolte hanno deciso di proseguire in sede civile mentre  Inail e Turbigo non hanno ritenuto di proseguire, Medicina Democratica, Associazione Italiana Esposti Amianto hanno presentato ricorso civile.La sentenza è arrivata nella serata di martedì 15 maggio e, appunto, rinvia in appello, in sola sede civile, il processo per gli omicidi colposi di tre operai che lavorarono alla centrale negli anni Sessanta-Settanta. 
Un pronunciamento quasi inaspettato, perché in qualche modo ribalta una doppia sentenza conforme  che, in primo grado e poi (il 21 febbraio 2017) in appello, aveva assolto due dirigenti e il responsabile civile di Enel, allora proprietaria dell’enorme centrale termoelettrica.
Quasi stupita dall’esito è Chiara Misin, figlia di Oscar Misin (nella foto), operaio di Samarate scomparso nel 2012 per mesotelioma pleurico: «Anche se le vittime come eredi sono uscite dal processo, io e mia madre abbiamo assistito a tutte le udienze, in attesa della giustizia. Questa per noi è una sentenza importantissima, che seppur in civile ribalta le due sentenze fotocopia di primo grado e appello. Ci abbiamo creduto, come figlia e moglie di Oscar e anche come associazione».
«È una sentenza storica- ha aggiunto l’avvocato Laura Mara, che ha patrocinato le associazioni – che apre scenari inediti per gli innumerevoli casi aperti su tutto il territorio nazionale, e che arriva nonostante il mancato ricorso da parte della Procura della Repubblica, che invece era stata presente in tutti gli altri processi in Cassazione, che priva la possibilità di  perseguire i responsabili anche penalmente. Assenza inspiegabile, su cui occorrerà riflettere a Milano».
«Il fatto sussiste», dicono dall’AIEA: i morti di amianto di Turbigo non sono morti per caso o per fatalità e qualcuno ne ha la responsabilità e dovrà pagare, almeno in termini pecuniari: è questo il fatto nuovo che scaturisce da questa sentenza,« che ribalta ben quattro precedenti sentenze della stessa IV Sezione Penale di Cassazione, basate fondamentalmente su una sorta di “escamotage”, di cavillo giuridico e cioè che non sarebbe stato dimostrabile il momento della cosiddetta “induzione”, e cioè quando il processo cancerogenetico, per ciascuno dei lavoratori deceduti, è iniziato». Una interpretazione basata -dicono ancora da AIEA – su una accezione del tutto discutibile, ritenuta errata dalla letteratura internazionale, nonché da precisi documenti scientifici nazionali.
Per l’Associazione Esposti Amianto è un passaggio importante anche per le vicende di altre centinaia di operai morti di mesotelioma dopo aver lavorato alla Bronit di Broni- Pavia, alla Pirelli di Milano, alla Ansaldo Franco Rosi di Legnano e alla Montedison di Mantova.

Allarme Regioni, rischi per la salute, Lea indegni di Paese civile

I Lea (i Livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni che il Servizio sanitario è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o tramite ticket) "non sono più adeguati a quelli di un Paese civile: dal 2018 al 2019 si passa dal 6,6% a 6,4% del Pil, cioè sotto la soglia del 6,5% definita dall'Ocse come livello minimo per garantire la tutela della salute". E' l'allarme lanciato da Davide Caparini, assessore al bilancio della Regione Lombardia a nome della Conferenza delle Regioni, in audizione sul Def alle commissioni speciali di Camera e Senato.
    "Uno Stato democratico di fronte a questo dato si deve interrogare. Si può ancora intervenire sul welfare? Si possono ancora fare dei tagli? - ha sottolineato Caparini - Chiediamo di aggiornare i contenuti del vecchio patto della salute 2014-2016, dobbiamo invertire questo trend degli ultimi 6 anni e definire anche un nuovo programma pluriennale di edilizia sanitaria.
    Bisogna investire - ha insistito - in capacità, competenze infrastrutture".
    Secondo Caparini, "questo è un anno cruciale". In sanità in Europa "14 paesi investono di più, siamo fanalino di coda nel Paesi G7 ma siamo secondi come richiesta ai cittadini". Cioè, accusa l'assessore lombardo, "lo Stato investe meno e i cittadini pagano molto di più rispetto agli altri paesi G7".
    Guardando poi al contributo finanziario richiesto agli enti locali Regioni, Caparini ha lamentato i troppi tagli subiti. Le Regioni, ha spiegato, hanno "già raggiunto il pareggio di bilancio ed ora ci state chiedendo un ulteriore taglio di quasi 2,5 miliardi, ma noi vogliamo rilanciare gli investimenti, questo è il punto fondamentale per rilanciare l'economia. E' necessaria una nuova stagione".

ansa.it>>> 

martedì 15 maggio 2018

Stipendi da lacrime: in nove anni sono aumentati di soli 72 euro

Nel 2017 il reddito procapite degli italiani aumenta per il quarto anno consecutivo arrivando a 22.226 euro e finalmente, per la prima volta negli ultimi nove anni, riesce a superare di 72 euro il record del 2008. Dividendo l'importo per i dodici stipendi annuali, si tratta di sei euro al mese.
I dati sono diffusi dal Mef, attraverso le tabelle contenute nel Def, ed elaborati dall'Adnkronos.

Gli indicatori di benessere mostrano un reddito medio disponibile aggiustato procapite nel 2008 pari a 22.154 euro. Con l'arrivo della crisi si è registrata una riduzione, nei 5 anni successivi, che ha portato i redditi a scendere fino a 21.179 euro, segnando una riduzione del 4,4%. Dall'anno successivo, il 2014, inizia la risalita che prosegue ininterrotta fino al 2017, quando finalmente è stato superato il record fissato nove anni prima. Per l'anno in corso si stima un incremento annuo di ben 619 euro, che dovrebbe portare il totale a 22.845 euro e, in solo quattro anni, si prevede un aumento di ben 2.359 euro che dovrebbero far salire il totale a 24.585 euro. In particolare il reddito medio disponibile passerebbe da 22.226 euro del 2017, a 22.845 euro del 2018, a 23.378 euro del 2019, a 23.996 del 2020, a 24.585 euro del 2021.

Meridiana, indagati per tangenti dirigenti e sindacalisti, tra loro il presidente Enav Roberto Scaramella

Soldi di Meridiana ai sindacalisti per risolvere una vertenza con i lavoratori della compagnia aerea.
Della vicenda di cui si è occupato la Procura di Tempio Pausania e  risale alla vertenza tra la fine del 2011 e la metà del 2012 tra l’aerolinea Meridiana Fly, oggi è Air Italy, e il sindacato.
Secondo La Procura di Tempio che ha chiuso l’inchiesta per una tangente di 100 mila Euro destinata ai sindacalisti che, secondo l’accusa,  sarebbe passata attraverso una società di consulenza. L’azienda avrebbe dovuto realizzare un  sondaggio tra i passeggeri dell’allora Meridiana, un’attività mai fatta perché i soldi erano destinati ai sindacalisti che seguivano la vertenza.

Tra gli indagati, il sindacalista della Uil Marco Venezianie gli ex amministratori delegati dell’aerolinea, Giuseppe Gentile e Roberto Scaramella, attuale presidente Enav, e due altri personaggi, Marco Veneziani e Alessandro Cattaneo.
La storia risale alla fine del 2011 e la metà del 2012 e l’accordo tra Meridiana e i sindacati portò alla riduzioni dello stipendio dell’8% per il personale di volo mentre si cercava una soluzione per i circa 1300 dipendenti in cassa integrazione.

sabato 12 maggio 2018

Cina, un cappello per controllare le onde cerebrali dei lavoratori: così le aziende aumentano efficienza e profitti

Si tratta di sensori wireless, applicabili ai normali berretti e caschi da lavoro, capaci di controllare costantemente chi li indossa. I dati acquisiti vengono trasmessi a computer che, sfruttando algoritmi e l'intelligenza artificiale, rilevano i picchi emotivi come depressione, ansia o rabbia. Una nuova tecnologia che ha fatto aumentare i profitti delle aziende per miliardi di yuan grazie agli alti standard di lavoro assicurati
Negli Stati Uniti e in Svezia è un chip sottopelle ad aumentare l’efficienza dei lavoratori. In Cina basta un cappello. Secondo quanto riporta il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, la Repubblica popolare è il primo paese al mondo ad avere adottato su larga scala una tecnologia in grado di monitorare emozioni e altre attività mentali sul posto di lavoro.
Si tratta di sensori wireless, applicabili ai normali berretti e caschi da lavoro, capaci di controllare costantemente le onde cerebrali di chi li indossa. I dati acquisiti vengono trasmessi a computer che, sfruttando algoritmi e l’intelligenza artificiale, rilevano i picchi emotivi come depressione, ansia o rabbia. Informazioni di cui la Hangzhou Zhongheng Electric, azienda specializzata nella produzione di apparecchiature per le telecomunicazioni, fa tesoro per dosare la frequenza e la durata dei periodi di pausa al fine di ridurre lo stress mentale e aumentare l’efficienza dei propri dipendenti. Ma la società di Hangzhou non è l’unica ad aver abbracciato l’avveniristico sistema.

Pacco bomba nucleare dagli Usa

La nuova bomba nucleare B61-12 – che gli Usa si preparano a inviare in Italia, Germania, Belgio, Olanda e probabilmente in altri paesi europei – è ormai in fase finale di realizzazione. 

Lo ha annunciato il generale Jack Weinstein, vice-capo di stato maggiore della U.S. Air Force, responsabile delle operazioni nucleari, intervenendo il 1° maggio a un simposio della Air Force Association a Washington di fronte a uno scelto uditorio di alti ufficiali e rappresentanti dell’industria bellica. «Il programma sta andando estremamente bene», ha sottolineato con soddisfazione il generale, specificando che «abbiamo già effettuato 26 test di ingegneristica, sviluppo e volo guidato della B61-12». 

Il programma prevede la produzione, a iniziare dal 2020, di circa 500 B61-12, con una spesa di circa 10 miliardi di dollari (per cui ogni bomba viene a costare il doppio di quanto costerebbe se fosse costruita interamente in oro). 

I molti componenti della B61-12 vengono progettati nei laboratori nazionali Sandia di Los Alamos, Albuquerque e Livermore (in New Mexico e California), e prodotti in una serie di impianti in Missouri, Texas, South Carolina, Tennessee. La bomba viene testata (senza carica nucleare) nel Tonopah Test Range in Nevada. 

La B61-12 ha «qualità» interamente nuove rispetto alla attuale B61 schierata in Italia e altri paesi europei: una testata nucleare a quattro opzioni di potenza selezionabili; un sistema di guida che la dirige con precisione sull’obiettivo; la capacità di penetrare nel sottosuolo, anche attraverso cemento armato, esplodendo in profondità. 

La maggiore precisione e la capacità penetrante rendono la nuova bomba adatta ad attaccare i bunker dei centri di comando, così da «decapitare» il paese nemico. Una B61-12 da 50 kt (equivalenti a 50 mila tonnellate di tritolo) che esplode sottoterra ha lo stesso potenziale distruttivo di una bomba nucleare da oltre un megaton (un milione di tonnellate di tritolo) che esplode in superficie. 
delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.it>>>

martedì 8 maggio 2018

“Progetto cronicità” della Lombardia - Sanità sempre + privata - Ne parleremo giovedì 10 maggio alle 21, presso la sala Monzini dell’ Istituto de Filippi di via Luigi Brambilla 15 a Varese

“Progetto cronicità” della Lombardia:
che devo fare dopo aver ricevuto la lettera?
quali vantaggi/svantaggi mi devo aspettare se aderisco? Potrei perdere il mio medico di base?
e se non aderisco? Posso avere ritorsioni o altri effetti negativi?
su che basi  si fonda questa proposta? Perché viene fatta?
Sanità sempre + privata: che fare?
quali diritti hanno i cittadini che necessitano di cure?
perchè gettare conquiste sociali faticosamente raggiunte?
perchè pagare tre volte per la stessa cosa, e ricevere un servizio sempre peggiore?
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Ne parleremo giovedì 10 maggio alle 21,
presso la sala Monzini dell’ Istituto de Filippi di via Luigi Brambilla 15 a Varese
Interviene Vittorio Agnoletto, medico,  che insegna “Globalizzazione e politiche della salute”  all’università di Milano e contribuisce a condurre “37e2” la trasmissione sulla sanità di radio Popolare,  e che da tempo lavora per ricucire le fatiche di tutti coloro che lavorano, con seria dedizione, nella sanità pubblica con le esigenze di tutti i cittadini che ne hanno bisogno.
Promuove l’ iniziativa, alla ricerca di una sempre miglior alleanza  medici-cittadini, il Sindacato Medici Italiani, insieme a: ADL sindacato di base di Varese"associazione difesa lavoratrici lavoratori"; ambulatorio Sanità di Frontiera -Varese; associazione Un’ altra storia -Varese; associazione Sharazade – Varese; Comitato per il diritto alla salute del varesotto

Uniamoci per salvare il Servizio Sanitario Nazionale dalla privatizzazione imperante, specie in Lombardia.

assicurazioni per INFERMIERI, O.S.S., O.S.S.S, A.S.A e O.T.A FACCIAMO CHIAREZZA

COSTI E UTILITA' DELLE ASSICURAZIONI PER SANITARI
FACCIAMO CHIAREZZA
Facciamo chiarezza sulle assicurazioni per INFERMIERI, O.S.S., O.S.S.S, A.S.A e
O.T.A
La nostra azienda sanitaria, come tutte le altre, per legge deve essere munita di
copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi e verso prestatori d'opera
anche per danni cagionati dal personale a qualunque titolo operante in ASST, che
deve coprire anche gli esercenti le professioni sanitarie.
Quindi il dipendente è coperto tramite la copertura assicurativa aziendale per la
quasi totalità dei danni che si possono verificare in Azienda.
Non è coperto solo per dolo e colpa grave, che non si verificano quasi mai, neanche
per i medici, ma solo quando si vuole creare un danno intenzionale al paziente.
L'assicurazione per colpa grave NON è obbligatoria per i dipendenti della
nostra ASST. Non è vero quello che dicono gli altri sindacati.
Come Adl ci siamo interessati tramite un broker assicurativo sui prezzi e sulle
condizioni, considerando che a differenza dei promotori fa gli interessi dei clienti e
non delle assicurazioni.
Ci ha dato due opzioni.
La prima assicurazione è nuova nel campo, vale solo per infermieri e offre la colpa
grave con retroattività di 10 anni da 25€ a 40€ annuo e la tutela legale da 10€ a 20€
annuo a seconda dei massimali.
La seconda invece con cui lavora da anni e che non ha avuto mai problemi offre varie
soluzioni anche con retroattività illimitata che variano da 38€ a 80€ annui e la tutela
legale che varia da 25€ a 30€ annui a secondo dei massimali. Offre anche la copertura
contro HIV ed epatite B e C da 25€ a 50€ a seconda del capitale assicurato (valido
anche per i medici).
In definitiva tutelarsi contro la colpa grave che sconsigliamo costa da poco più di 3€
al mese a poco più di 6,50€ al mese. Avere una tutela legale che è più utile costa da
meno di 1€ a poco più di 4€. Coprirsi anche contro alcune malattie da poco più di 2€
a poco più di 4€ al mese.
Non iscrivetevi a sindacati per essere vincolati per sempre a qualcosa che puoi evitare
o avere a pochi euro al mese e magari per questo ti alzano il prezzo della tessera.
Chi volesse saperne di più contatti i delegati Adl.


ADL – Sindacato di Base